L’eredità sociale di Papa Francesco
Daniela Berardi, CSR Consultant
5/6/20252 min read


Il 21 aprile 2025 è morto Papa Francesco. E con lui si chiude (?) un’epoca che ha saputo ridare voce a chi, da troppo tempo, non ne aveva.
La sua eredità va oltre la Chiesa: parla a chi si occupa di comunità, impresa, politiche pubbliche, salute, responsabilità.
Parla a chi ogni giorno cerca di tenere insieme parole difficili come inclusione, cura, giustizia sociale. Francesco ha saputo mettere al centro ciò che troppo spesso resta ai margini: la persona, il lavoro, la fragilità, la dignità.
In tempi in cui la sostenibilità è diventata una parola di moda, lui ci ha ricordato che non si può salvare l’ambiente ignorando chi lo abita.
Non ci sarà mai vera transizione se non è prima di tutto sociale.
«La dignità della persona umana e il bene comune devono orientare tutta l’economia.»
(Evangelii Gaudium, 203)
La dignità delle persone è il primo indicatore di impatto.
Non è un aspetto “etico”. È strutturale. È concreto.
È ciò che regge — o fa crollare — ogni progetto, impresa, politica.
L’attenzione alla persona, anche nel mondo del lavoro, non può essere subordinata o successiva a quella ambientale.
L’ambiente è fondamentale, ma non è scambiabile con la dignità della persona.
Nel 2022, parlando agli imprenditori, Papa Francesco disse:
«L’imprenditore non sia un mercenario, ma simile al buon pastore.»
(Confindustria, 2022)
Una frase semplice, ma radicale.
Perché oggi la sostenibilità sociale si gioca proprio qui: nella capacità di passare dalla logica della beneficenza a quella della corresponsabilità.
Scrivere un assegno a Natale o devolvere l’1% del ricavato delle uova di Pasqua non cambia il mondo.
Costruire alleanze vere, condividere obiettivi, prendersi dei rischi insieme: questo sì.
In Salute in Comune ci occupiamo di salute, prevenzione, prossimità.
Lo facciamo con chi lavora e con chi è più fragile.
E sappiamo che la differenza non la fanno solo le tecnologie o le risorse, ma lo sguardo con cui si sceglie di stare dentro il sistema.
Papa Francesco ha scelto lo sguardo della cura, non della prestazione.
Del coinvolgimento, non della distanza.
Della dignità, non del paternalismo.
Ed è proprio questo lo snodo per chi oggi vuole essere davvero sostenibile:
non basta migliorare l’impatto ambientale se non si mette mano a quello sociale.
Non basta fare il bene. Bisogna costruire bene comune.
L’eredità di Papa Francesco è anche una provocazione per il nostro tempo:
ci ricorda che non c’è sostenibilità senza giustizia sociale,
né cura dell’ambiente senza cura delle persone.
Ci invita a ridare valore a parole logore: dignità, lavoro, partecipazione, alleanza.
E ci chiede, ogni giorno, di scegliere:
restare neutrali, oppure prenderci cura.
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